sabato 10 luglio 2010

Villa Roberti di Brugine

Sicuramente una delle più belle Ville rinascimentali del Padovano: il Palazzo di Brugine è una straordinaria testimonianza delle origini e dello splendore del Rinascimento pittorico ed architettonico Veneto.
Il Rinascimento a Venezia è affermazione di lusso e ricchezza, strumenti ed ostentazioni del potere, ma anche mezzi per diffondere un’ideologia di subalternità per chi non possiede quel potere.
Il Palazzo di Brugine si pone all’interno di questa corrente. Nasce sulle rovine del castello dei Maccaruffo (1258) testimonianza architettonica dei rapporti sociali precedenti; dell’antico castello ad oggi rimangono la torre di difesa trecentesca (dove sono visibili tracce di affreschi con lo stemma dei Carraresi) ed il pozzo antistante la Barchessa.




L’acquisto della casa e la sua destinazione
All’inizio del XV secolo, a seguito della sconfitta dei Carraresi da parte della Repubblica di Venezia, e nell’intento di rimpinguare le proprie finanze, rettori e provveditori di Venezia e Padova iniziano le vendite all’asta dei beni del patrimonio Carrarese.
Nel novembre 1407 i provveditori padovani aggiudicano le terre nel territorio di Brugine ad Antonio Roberti, discendente dai Ferrara ma cittadino padovano, che in seguito chiede l’investitura del feudo di Brugine al Vescovo di Padova
I possedimenti acquistati non comprendono però alcun edificio che possa servire alle necessità dei Roberti, così in data 15 agosto 1422 Antonio Roberti effettua una permuta con il nobile Nicolò da Bruzene: venticinque campi di terra arativa con vigneti e frutteti e tre casoni di paglia in cambio della villa, destinata a diventare la casa dominicale di questa famiglia.
Si tratta di una casa solida con muri di mattoni, tetto di coppi, pavimento di pietra, diversa dalle tradizionali abitazioni nobili dell’epoca. La sua funzione è chiaramente indicata dal cortile, dal brolo, dal pozzo, dal forno e dalla Barchessa: è una casa destinata ai padroni, ma in strettissima connessione al lavoro e alla conservazione dei frutti della terra.
E’ con questa prospettiva d’uso che i Roberti acquistano la casa ed in seguito la ristrutturano, edificando la Barchessa in muratura e funzionalizzando la torre all’allevamento dei colombi.
L’edificazione del Palazzo si pone come prova del superamento delle difficoltà finanziarie dei primi anni del 1500, e risponde ad esigenze pratiche dettate dai nuovi acquisti fondiari dei Roberti.
Il possesso di nuovi campi e di maggiore manodopera ha bisogno di una centralizzazione tecnica: nell’ultimo piano del Palazzo si conserva il frumento, nel salone del piano terra si trasforma l’uva e nella Barchessa trovano riparo il bestiame ed i lavoratori.

 


Il Palazzo e le successive ristrutturazioni
Girolamo Roberti – canonico del Duomo di Padova - viene identificato come il vero ispiratore ed edificatore del Palazzo di Brugine, d’altra parte, dal punto di vista patrimoniale, nel 1551 possiede la metà dei beni di famiglia compreso proprio il Palazzo.
La progettazione del Palazzo dei Roberti fu affidata nel 1544 da Girolamo all'architetto Andrea della Valle (contemporaneo di Palladio e Falconetto), molto familiare alla curia padovana ed è certamente questo suo aspetto che lo lega alla famiglia Roberti.
I lavori riguardanti il Palazzo, la Barchessa e la colombara terminano nel giugno 1553, ma molto probabilmente continuano per qualche mese le attività di sistemazione del terreno circostante, diviso in cortile, brolo e orto.
Nel Settecento il Palazzo si trasforma in Villa, sintomo dell’ideologia del ritorno alla terra considerata però puro mezzo di rendita parassitaria e di arcaico svago.
I maggiori cambiamenti vengono progettati per rispondere a nuovi gusti ed abitudini: lo spostamento del granaio dal primo piano della villa alla Barchessa (attrezzando in questo senso tutto il piano rialzato); l’abbattimento delle scale esterne e la loro sostituzione con altre più ampie e meno severe; la formazione incompleta di una ghiacciaia all’interno dell’edificio.
Questi lavori costituiscono l’inizio e la premessa di un’ampia ristrutturazione che avrebbe dovuto rendere più fastosa la Villa, arricchita all’esterno di quattro torrette e all’interno di un grande salone da musica e da ballo.
A compimento dell’opera di trasformazione viene chiamato il Doge della Repubblica di Venezia per benedire la Villa.
Alla fine del Settecento vengono eseguite ulteriori ristrutturazioni ed edificazioni, in particolare nella Barchessa, non riguardanti quindi direttamente la Villa, ciò a sottolineare come l’edificio sia ormai escluso dalla reale dinamica storica .



Gli affreschi
Andrea dalla Valle inventa e spezza il terreno in cui sono comprese la casa dominicale e la Barchessa in un reticolato geometrico composto da: due cortili quadrati a ponente e a levante, dalla grande corte che unisce i due edifici e dall’enorme spazio rettangolare interno al muro. Il risultato è un’impressione di regolarità e proporzione.
L’architetto cerca la semplicità di una squadrata struttura racchiusa da muri: il Palazzo è concepito all’interno di un muro merlato che lo cinge e lo nasconde come una realtà fiabesca tutta autonoma.
Gli affreschi sono contemporanei alla costruzione del Palazzo, eseguiti tra il 1552 e il 1553.
Tra gli affreschi esterni vanno nominati quelli che adornano la colombara e quelli nei muri dell’antica cucina – di cui attualmente rimangono solo i segni del chiodo che delinea i contorni di figure e fiori.
La decorazione dei muri esterni del Palazzo riporta scene di storia romana ed aspetti mitologici, oggi quasi completamente perduti.
Nella facciata che da sul giardino principale e la corte sono rappresentate due giovani donne che reggono lo scudo con le armi di casa Roberti; più in basso si possono ancora vedere grandi riquadri di storia romana.
Sotto le finestre del primo piano siedono imponenti figure raffiguranti le virtù. Agli angoli dell’edificio sono dipinti trofei militari.
La facciata esterna meglio conservata è quella rivolta verso il piccolo ed intimo giardino interno.
Nonostante la casa sia rimasta disabitata ed inutilizzata per secoli, non è stata mai abbandonata, ciò ha permesso agli affreschi interni di rimanere protetti e quindi di non subire rimaneggiamenti od altri interventi.
I colori sono ancora lievi ed incantati, senza quei rafforzamenti violenti e drammatici, imposti dal gusto dei restauratori romantici.
Da una scala pentagonale di tredici gradini si accede alla loggia: sui due lati della porta che da nel salotto d’entrata sono rappresentati, a tutta parete, due scene di vita in villa.



Nella piccola entrata si ammirano due paesaggi: sulla parete di sinistra vi è un pastore con le sue pecore, alcuni pescatori e, più lontano una grande distesa d’acqua, forse un riferimento alla laguna veneta poco distante da Brugine. Sul muro opposto si contrappone una scena ricca ed in movimento con uomini al lavoro, dame e cavalieri, ed in distanza si scorge una città con le sue torri.
Nel luminoso Salone Nobile si conserva tutt'ora un pregievole ciclo di affreschi a soggetto mitologico, che rappresentano otto grandi scene mitologiche tratte dalle "Metamorfosi" di Ovidio, risalente alla metà del Cinquecento.
Il lungo soffitto alla sansoviniana è percorso da una fitta travatura dipinta di colori grigio, arancione, nero e giallo.
Lungo le due porte mediane del salone si adagiano due coppie di robusti nudi maschili, mentre sulle altre quattro porte minori siedono splendide figure femminili variamente atteggiate.
Gli affreschi recentemente scoperti e portati alla luce al secondo piano della villa sono dedicati a "Dell'Amor sacro e dell'Amor profano" di Tiziano Vecellio.
Volendo dare una paternità agli affreschi all’interno del Palazzo, la tradizione ci tramanda i nomi di Paolo Veronese e Giambattista Zelotti, identificandoli come loro opere giovanili.



Il giardino
Il grande salone centrale apre le porte da una parte verso la corte chiusa della Barchessa, dall’altra verso il parco, un tempo delimitato da un muro merlato.
Il parco conserva tutt'ora l’aspetto di uno dei primi esempi di giardino romantico all'inglese nel territorio padovano, caratterizzato dalla presenza di una peschiera, collinette, una serra, la ghiacciaia nel bosco e settecentesche casette dei giardinieri, che lo rendono celebre fin dalla sua creazione.
Tra Natura e Paesaggio. I Roberti e il Palazzo di Brugine dal XIII al XVIII secoloG. Bozzolato
Gabriele Mazzotta Ed.



Tratto da:

14 commenti:

ஃPROVARE PER GUSTAREஃ di ஜиαтαℓια e ριиαஓ ha detto...

sono posto incandevoli e straordinari....
ciao da lia

Daniela ha detto...

Bellissimo ed interessante reportage. Ciao Daniela.

MilenaSt ha detto...

Lo avete visitato di recente?
Un'esperienza unica :)

speedy70 ha detto...

Grazie ragazze di avermi accompagnato alla scoperta di questa magnifica villa, a me sconosciuta. Un abbraccio!

sorbyy ha detto...

Grazie per avermi fatto fare un tuffo nel passato!!
Avevo dimenticato questa meraviglia!!

Lefrancbuveur ha detto...

Non conosco questi splendidi posti, ma quando vengo dalle vostre parti è un buon suggerimento. Grazie!

elenuccia ha detto...

Che palazzo meraviglioso!!!!!! non lo avevo mai sentito nominare...visto che non è neanche tanto lontano da me alla prossima uscita potrei anche farci un pensierino ^_^

paolo ha detto...

grazie di averci fatto conoscere questi posti bellissimi
buona settimana

Italians Do Eat Better ha detto...

Un posto meraviglioso! Complimenti per la ricetta precedente! Un abbraccio

Nicol ha detto...

Ricambio i baci che mi avete lasciato sul blog. Buona settimana!

fimere ha detto...

je me régale à regarder ces magnifiques photos
merci pour ce beau partage
bonne journée

germana ha detto...

Che bei posti ci sono dalle vostre parti.
Grazie di farceli conoscere
baci baci

Dolcetto ha detto...

Stupenda questa villa! non la conoscevo, sicuremente da tener presente

Alessandro ha detto...

Villa Roberti è aperta e aspetta di essere visitata!
Tutte le domeniche di luglio e settembre le sue sale restano aperte, ed è disponibile nel pomeriggio la visita guidata.
Vienite a scoprirla!

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